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martedì 24 dicembre 2013

Pubblico e privato: un confronto?



L'ultimo post sembrerebbe un atto d'accusa verso il pubblico impiego, un po' un luogo comune.
Invece non sono d'accordo.
 
Innanzitutto il lavoro nel pubblico non è sempre così, nella sanità ad esempio medici e infermieri, perennemente sotto organico fanno turni massacranti e in molte università italiane si fa attività sia di ricerca che didattica con pochissimi fondi. Nella pubblica amministrazione effettivamente questo post conferma il sospetto che ci sia una area franca di privilegio, ma credo che le cause siano soprattutto politiche: sono i vertici della catena che hanno interesse che le cose si mantengano così, e nel post viene detto. Questo perchè il rimedio per evitare che ciò accada è che ogni capo servizio sia responsabile dei risultati della sua struttura e che debba garantirli: a quel punto dovrebbe perlomeno evitare che si arrivi agli estremi descritti. Però visto che il modello di una organizzazione basata su questo tipo di meccanismo è proprio il mondo aziendale che descrivo nel blog e che ha di fatto raggiunto livelli di delirio, esclusivamente basati sulle apparenze, sulla "pubblicità del fare", piuttosto che sulla sostanza è ovvio che nessuno all'interno del pubblico si attiva verso tale modello che è evidentemente sclerotico.
 
Quindi la conclusione per me è che entrambi i modelli sono sbagliati, sono gli estremi di una medaglia fallata: il punto è che ci dovrebbe essere un altro modello che comporti che il lavoro, sia pubblico che privato tenda ad altri obiettivi.
Le organizzazioni lavorative dovrebbero a massimizzare il benessere e la soddisfazione delle persone che sono coinvolte e ci sono molti studi che dimostrano che ciò aumenta la produttività e i risultati delle organizzazioni. Intervenire solo sul pubblico con operazioni punitive, di fatto renderebbe sclerotico anche quell'ambiente, senza peraltro renderlo più efficace, anche perchè probabilmente applicherebbe mere regole di profitto in ambiti che non devono operare secondo logiche di profitto (lo stanno facendo nella sanità e di fatto siamo arrivati a pressioni sui medici per limitare la prescrizione di farmaci o di interventi diagnostici alzando la soglia, anche rischiando danni alla salute dei pazienti, come esempio di logiche sbagliate).
 
Grazie all'obiettivo di scrivere e riflettere sul blog, sto approfondendo questi temi e mi sono accorto che c'è una vasta letteratura scientifica su questi temi e ne parlerò nei prossimi post.

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