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venerdì 24 maggio 2013

La differenza fra l'impiegato e il manager






Nuovo caso concreto su cui seguirà un post sul contesto generale che sta dietro.
 
Incontro fra il dipendente riluttante e il suo responsabile intermedio per “fare il punto della situazione” sulle attività in corso. Nella nuova (e finora sfortunata) esperienza di fatto questi momenti di allegra condivisione, hanno la stessa frequenza e le stesse modalità della correzione dei compitini a casa dei bambini delle elementari, ma di quelli delle prime classi, perché nelle ultime gli alunni sono più autonomi.
 
Il dipendente riluttante sarebbe inquadrato ai massimi livelli del contratto metalmeccanici, quello per cui la declaratoria delle mansioni, sotto citata, definisce  spazi di autonomia e delinea un ruolo che sembrerebbe quasi paragonabile al comandante in capo di una portaerei.
Lavoratori che possiedono notevole esperienza acquisita  a seguito di prolungato esercizio delle  funzioni e che, sulla base delle sole direttive generali, realizzano nell’ambito del loro campo di attività studi di progettazione o pianificazione per il conseguimento degli obiettivi aziendali, ricercando ove necessario sistemi e metodologie innovative e eventualmente coordinando altri lavoratori.
 
Nel fantastico mondo dell’azienda invece le attività che vengono di volta in volta proposte al dipendente riluttante, anche se a volte di una certa complessità, di fatto vengono controllate almeno verbalmente giornalmente dal gioviale responsabile intermedio.
Il dipendente riluttante è invece abituato in tante occasioni ad una grandissima autonomia e per questo i confronti sono sempre molto tesi perché lui li sopporta molto male e preferirebbe di gran lunga effettuare delle relazioni sugli avanzamenti con scadenza molto più prolungata e con modalità meno inquisitorie e incalzanti.
 
In un mondo perfetto o semplicemente in strutture più moderne, sicuramente le cose vanno così, ma nella media azienda metalmeccanica italiana, soprattutto nel Nord Est le modalità sono quelle del padroncino che controlla il dipendente che nella mentalità corrente deve essere continuamente incalzato. Inutile dire che spesso l’effetto che si ottiene è assolutamente l’opposto, a causa della demotivazione e dell’irritazione che questo atteggiamento provoca nei dipendenti che vorrebbero lavorare con quella autonomia dichiarata sulla carta.
Come descritto in un precedente post, il dipendente riluttante conoscendo questa atmosfera inquisitoria ha preso l’abitudine di segnalare sempre con comunicazioni scritte i continui cambi di programma o i ritardi sulle scadenze, che peraltro spesso sono stimate in un modo che volendo usare un eufemismo potremmo definire approssimativo, ma che se volessimo essere realistici dovremmo ammettere che sono sparate completamente a casaccio.
 
In quest’ultimo “punto della situazione”, il responsabile intermedio si lamenta con il dipendente riluttante che l’attività A non sia ancora terminata e quest’ultimo gli ricorda di aver spiegato in almeno due comunicazioni i motivi per cui tale attività stava slittando. Il responsabile intermedio però dimostra di non avere minimamente compreso i motivi degli slittamenti che il dipendente aveva evidenziato nelle dettagliate comunicazioni e di non aver quindi preso assolutamente in considerazione le problematiche che avevano causato tali situazioni.
 
Tuttavia, anche davanti all’evidenza che gli viene di nuovo presentata di non aver potuto cominciare l’attività A perché sono state chieste da lui stesso le attività B e C e le trasferte D ed E il responsabile cerca disperatamente una via d’uscita con una citazione che nelle sue intenzioni dovrebbe essere di grande effetto e che invece non fa che evidenziare un’ennesima volta la povertà intellettuale che regna sovrana in simili ambienti.
 
“Sai qual è la differenza fra un impiegato e un manageeer (con la e lunga che fa tanto modernariato)?”
“No”
“Un impiegato fa le cose che gli vengono dette nei tempi di cui ha bisogno, un manageeer fa accadere le cose nei tempi concordati a prescindere dagli imprevisti che accadono”
Il dipendente riluttante trattiene il solito conato di vomito che lo assale di fronte alla semplificazione e alla retorica di frasi senza significato come queste, ma si consola pensando che quello è uno slogan perfetto per finire nel blog.

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