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venerdì 26 giugno 2015

Scuola e azienda, un paragone impossibile




Mentre il nostro Parlamento procede allegramente nella votazione della riforma della scuola, girano in rete interventi molto interessanti su come questa riforma rischia di proseguire sempre di più nell'assimilazione dell'istituzione della Scuola all'azienda. 
Inutile dire, visto il tema di questo blog, che questa ipotesi mi fa rabbrividire, sia perchè ritengo che l'azienda sia il peggior modello a cui ispirarsi per organizzare altre realtà, ma anche e soprattutto perchè ritengo che ci sono istituzioni che devono essere altro rispetto all'azienda perchè i loro obiettivi e i loro scopi ultimi devono essere completamente diversi da quelli di un'azienda.

Riporto alcuni di questi interventi che mi sembrano particolarmente centrati: il primo è questo, di cui qua sotto riporto un estratto.
Mentre le fabbriche chiudono, licenziano o spostano i loro capitali all’estero, dove minore è il costo del lavoro e più alto il profitto, e la produzione capitalistica va incontro al suo limite prevedibile e improrogabile, quale è la disponibilità di “risorse naturali” – non ultima quella rappresentata dalla responsabilità di cura e lavoro domestico delle donne -, la logica aziendale sembra godere di una stima altissima, tanto da uniformare a sé i due luoghi principali della cultura: la scuola e l’editoria.
Il secondo è questo , con un estratto quì di seguito
Una certa abitudine dei nostalgici del Sessantotto ha portato a indicare il mutamento degradante indotto dalla riforma dell’autonomia con il termine scuola-azienda. Ma questa indicazione non coglie il fatto saliente. L’accostamento all’azienda non sarebbe di per sé degradante per la scuola; infatti un’azienda non è necessariamente un lager, ma un luogo in cui le persone lavorano, e la condizione dell’alunno ha alcune corrispondenze con la condizione del lavoratore: come il lavoratore l’alunno non decide cosa fare, si affatica, ha un compenso. Il fatto saliente è invece che con l’autonomia le scuole (ma anche le università) si mettono in concorrenza tra di loro per attrarre il maggior numero di alunni; se ne deduce che nella scuola-azienda il ruolo degli alunni è quello di clienti, non quello di lavoratori.