Pagine

mercoledì 27 novembre 2013

Dipendenti "fidanzati"



Qualche giorno fa mi è stato segnalato questo interessante articolo sul Corriere della Sera.
E' veramente incredibile come le aziende riescano a complicare ciò che sarebbe semplice: invece di elaborare astruse teorie e strane strategie con l'obiettivo di rendere più fedeli e attaccati i dipendenti basterebbe che facessero almeno due cose semplicissime e di cui abbiamo parlato molte volte in questo blog.
Rendere gli orari più flessibili possibile in modo da rendere semplice la conciliazione fra la vita privata e quella lavorativa, arrivando al limite a renderle di fatto la stessa cosa.
Dare la maggiore autonomia possibile ad ogni dipendente, invece di ingabbiarli in un organigramma preciso e opprimente e in controlli continui e asfissianti lungo tutta la catena gerarchica.
Per capire questo non servono studi sofisticati (che pure esistono): basterebbe fare un giro alla macchinetta del caffè e ascoltare le lamentele dei dipendenti.
Di fatto invece ciò a cui si assiste e' esattamente il contrario.

giovedì 21 novembre 2013

Schiacciatori contro alzatori: un'allegoria dell'azienda?

 

Sempre in tema con l’ultimo post, ho trovato questo divertente video in cui Julio Velasco in una conferenza parla del tema della ricerca del colpevole nelle squadre di pallavolo che allenava.
Nel suo racconto ricorda che gli schiacciatori quando sbagliavano davano la colpa agli alzatori che poi davano la colpa ai ricevitori, i quali non potevano dare la colpa alla squadra avversaria che batteva troppo bene. Per disinnescare questo meccanismo lui chiedeva ad ognuno di loro di pensare solo a far meglio possibile quello che dovevano fare senza pensare a quello che avevano fatto gli altri.
 
Questo indubbiamente ci mostra che la ricerca del colpevole non è una peculiarità del mondo aziendale e che probabilmente è insita nelle dinamiche di tutti i gruppi. Quello che però ci dice questo racconto è anche un’altra cosa: in altri ambienti questo comportamento è visto come dannoso al funzionamento del gruppo ed è compito dei vertici, in questo caso Velasco, individuarlo e porre rimedio.
La particolarità dell’ambiente aziendale è invece che non solo questo comportamento non viene consapevolmente considerato dannoso, ma che i vertici lo tollerano e addirittura lo incoraggiano per mantenere in tensione la struttura mediante una competizione interna.
Ovviamente un ambiente competitivo non può coesistere con i comportamenti cooperativi che sono quelli che fanno funzionare i gruppi e le squadre a cui spesso la retorica aziendale si paragona e ciò di fatto fa si che buona parte delle attività che si svolgono o che non si svolgono in azienda hanno lo scopo di evitare di essere individuati come colpevoli di qualche situazione e ciò naturalmente distrugge lo spirito di gruppo e toglie energie ad altre attività e addirittura fa si che alcune iniziative non vengano neanche intraprese.
 
Facendo un paragone con il video di Velasco sarebbe come se l’allenatore in quel caso invece che chiedere agli schiacciatori di provare a schiacciare bene le palle alzate male, facesse loro una sfuriata ogni volta che sbagliassero una schiacciata e che ignorasse o anzi incoraggiasse le accuse degli schiacciatori verso gli alzatori per metterli in competizione tra loro e creare tensione.
Nel caso della squadra di pallavolo la catena è breve e le responsabilità ben definite e difficilmente evitabili, ma nel caso di strutture e attività più strutturate e interconnesse, come le aziende medio grandi, far diventare prioritario per ogni persona nella struttura il rimarcare ogni errore e mancanza degli altri enti in modo da coprire preventivamente le proprie debolezze, vista la complessità delle relazioni che esistono, farebbe si che il tempo dedicato a queste attività supererebbe di gran lunga il tempo disponibile per eseguire bene il proprio lavoro.
Per di più una simile atmosfera è il miglior disincentivo per tentare iniziative potenzialmente rischiose: uno schiacciatore non tenterebbe mai una schiacciata difficile con alto rischio di errore se sa che una volta tornato a terra tutta la squadra, partendo dall'allenatore, gli scaricherebbe addosso la colpa di tutto.
 
E tutto ciò in un ambiente che esalta in ogni momento il gioco di squadra.

mercoledì 20 novembre 2013

La ricerca del colpevole

 

Volevo tornare sul commento trovato sul sito Sopo, per approfondire un aspetto che mi sembra molto caratteristico dell’ambiente aziendale e cioè la ricerca del colpevole.

Abbiamo parlato di atteggiamenti simili in altri post: quello di sminuire le qualità degli altri, o quello di inseguire i propri obiettivi alla faccia del tanto decantato spirito di squadra.
Questo comportamento è invece quello in cui lo schietto cameratismo aziendale si concentra nel mettere il massimo sforzo per scaricare sugli altri le colpe di eventuali (e spesso certi) fallimenti o per cercare qualche persona o qualche altro ente da additare come causa del mancato raggiungimento di propri obiettivi.
In alcuni casi si arriva a creare delle figure, denominate spesso Project Manager, la cui vera funzione non è tanto quella di applicare le sofisticate tecniche del project management, che spesso in molte aziende non sanno neanche lontanamente come funzionino e pensano solo che sia una definizione che suona bene nelle presentazioni, bensì quella di creare una figura che abbia l'incarico istituzionale per essere facilmente individuabile come capro espiatorio per tutti gli enti della struttura.

Ovviamente anche questo comportamento non è un aspetto casuale ed episodico, bensì una precisa conseguenza del modo in cui le aziende sono strutturate e condotte. Le cause sono la assegnazione di obiettivi propri ad ogni reparto, sono il tentativo di quantificare con indicatori precisi attività che sono complesse e intrecciate fra loro, e infine l'assenza di azioni volte ad accrescere e ad incoraggiare lo spirito d’unione stigmatizzando e punendo atteggiamenti ostili verso altre persone e enti e anzi l'esaltazione di azioni per aumentate la competizione interna. Se tutti questi comportamenti venissero evitati probabilmente un’azienda potrebbe funzionare come una squadra o come un corpo militare, ambienti però dove i componenti sono spesso addestrati o abituati fin da molto giovani a regole ben precise.

Vista invece la situazione reale non stupisce che dietro la facciata di spirito di appartenenza sventolata sui depliant e alle riunioni, dietro ci sia una realtà assolutamente opposta.

venerdì 8 novembre 2013

Un sito per smascherare le aziende





Voglio segnalare il sito Sopo, che è molto interessante perché raccoglie commenti e recensioni da parte degli utenti sugli ambienti delle aziende, soprattutto evidenziando quelli negativi con tanto di classifica delle peggiori.
Girando sul sito ho trovato diversi commenti che confermano le tesi e i racconti che faccio in questo blog, qua sotto ne riporto uno emblematico.
 
Azienda nata e cresciuta in un ambiente più che provinciale; non a caso le persone che ricoprono posizioni chiave sono dipendenti della prima ora, spesso senza alcuna specifica competenza. Un continuo senso di urgenza ed un terrore diffuso sono figli di questa incapacità manageriale e dell'unica attività perseguita: la ricerca del colpevole.
Il turnover è elevatissimo, inversamente proporzionale al rispetto portato alle persone ed al loro lavoro.
Vergognoso

Una protesta accorata a cui non posso non aderire, e nel sito se ne trovano molte così.
Purtroppo però tutto quello che si racconta su questo blog porta alla conclusione che la situazione descritta in questo commento non sia un'eccezione, ma la normalità nell'ambiente tipico aziendale.