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martedì 25 giugno 2013

Mors tua, vita mea.....


 


 
Nel fantastico mondo dell'azienda, non solo trovano spazio e grande seguito i comportamenti descritti quì, ma anche i comportamenti speculari che consistono nello sminuire il valore, l'impegno e l'importanza del lavoro fatto dai propri colleghi e degli altri enti aziendali in generale.
Ovviamente questi atteggiamenti distruggono qualsiasi ambiente favorevole al sorgere di uno spirito di squadra: immaginatevi se in una squadra sportiva uno dei giocatori più in vista avesse un simile atteggiamento verso uno degli altri giocatori e immaginate come la coesione del gruppo si frantumerebbe nel giro di pochissimo tempo.

Ma credo che di nuovo proprio questo sia il punto: le dinamiche di una squadra non sono assimilabili a quelle di un’azienda e questo probabilmente per un motivo ben preciso.
In azienda, come in altri gruppi, esiste una scala di posizioni caratterizzate dal diritto crescente a tutta una serie di vantaggi di vario tipo e di fatto tutti i dipendenti sono in concorrenza gli uni con gli altri, o singoli gruppi con altri, per ottenere questi benefici. Tutto ciò, inoltre, in un ambiente in cui i meriti secondo cui questi benefici debbano essere assegnati sono poco quantificabili per tradizione e difficoltà oggettiva, al contrario di altri contesti come appunto quello delle squadre sportive o gruppi militari o impieghi pubblici gestiti mediante concorsi, sia dipendenti dal merito, sia da altre dinamiche meno corrette.

In questo contesto i benefici si ottengono molte volte facendo pensare all’ambiente aziendale, soprattutto verso i livelli più alti, di essere più adeguato al contesto rispetto ad altri colleghi. Questo si può ottenere in diversi modi.
Uno è quello di far passare il messaggio di essere sempre oberati di lavoro e di essere quindi indispensabili alla struttura: questa probabilmente è la motivazione dei comportamenti di cui abbiamo già parlato nel precedente post.
Il modo speculare a questo, appunto, è quello di sminuire gli altri facendoli apparire lavativi, svogliati, poco impegnati e poco importanti: in questo modo per riflesso si aumenta il proprio “valore”: questo potrebbe essere il motivo dei comportamenti spiacevoli e delle battute antipatiche che trovano grande spazio in azienda.

Questa ipotesi spiegherebbe in parte anche l’idiosincrasia per la competenza e per l’approfondimento: in contesti in cui non ci sono metodi oggettivi di valutazione di queste qualità, esse non possono essere usate per aumentare il proprio valore e dall’altra parte chi percepisce una maggior competenza in possibili “concorrenti” reagisce proprio ignorandola e sminuendone il valore.

3 commenti:

  1. Se e solo se,ció che lei ben descrive, fosse il sistema della "pubblica amministrazione" che benefici potremmo avere da un sistema così antico e deficitario?

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  2. Non capisco bene la domanda e perchè cita la pubblica amministrazione: io parlo del mondo delle aziende, non conosco l'ambiente del pubblico impiego, anche se immagino che sia diverso.
    Mi interesserebbe capire meglio il suo commento: mi spieghi meglio.

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  3. Condivido il tema, anche qui da me fanno carriera quelli che screditano gli altri (e di conseguenza fanno credere di essere gli unici capaci di guidare un ufficio, o una branca aziendale) oppure i leccaculo, altrimenti detti "yes-men". Non faccio parte delle due categorie, infatti mi hanno inchiodato da quindici anni allo stesso incarico, ovviamente delicato, ben sapendo che uno dei leccaculo della direzione, al mio posto, farebbe solo un gran casino. Le direzioni aziendali sembrano volere attorno a sè schiere di cortigiani, poco importa quanto contributo concreto siano in grado di portare. Che schifo.

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