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martedì 18 giugno 2013

Della mancanza della capacità decisionale in azienda


 


 
Torno sull’argomento di cui avevo cominciato a parlare in un precedente post, raccontando un episodio di vita aziendale.

Ciò che mi sembra che emerga in questo racconto è che in azienda ad ogni livello manca qualsiasi spirito critico che permetta di scegliere fra esigenze opposte e in questa maniera anche decidere che una attività debba ritardare perché un’altra possa finire in tempo, dopo aver considerato i pro e i contro delle varie alternative.
Nei testi di Project Management si spiega proprio come cercare di quantificare in termini di tempi e costi eventuali variazioni dai programmi iniziali, ma viene chiaramente affermato che ciò non significa che i programmi non possano essere variati, bensì che è importante avere simili quantificazioni che siano più affidabili possibile in modo da operare delle scelte a ragion veduta.

Di fatto invece in azienda queste scelte non vengono operate per la maggior parte delle attività di normale svolgimento e l’unica tattica che i vari responsabili adottano è quella di spingere i loro dipendenti con la frusta. Questo modo di fare può essere sicuramente quello migliore in molte occasioni: quando si ha la certezza che ci sia indolenza da parte dei dipendenti oppure quando si opera verso strutture esterne, fornitori, terzisti o consulenti, verso le quali non si può discriminare in termini di priorità. Di certo però non è quello da adottare in situazioni in cui vengono argomentate eventuali difficoltà o imprevisti che necessitano di essere affrontati in modo da limitare le conseguenze e ottimizzare le risorse.

Questo atteggiamento è quindi di nuovo la conseguenza della superficialità con cui vengono affrontati tutti gli argomenti nel fantastico mondo dell’azienda e della inclinazione a prediligere sempre la quantità e velocità rispetto alla ricerca della qualità, in questo caso rappresentata dalla soluzione ottimale nelle circostanze al contorno.
Anche in questo caso questo comportamento facilita apparentemente il lavoro dei “manager”, ma di fatto crea alla lunga danni e disfunzioni e nei casi peggiori diventa un altro dei comportamenti isterici che dominano incontrastati la vita in azienda.

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