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martedì 4 giugno 2013

La competenza? Meglio evitarla






Prendo di nuovo spunto da un interessante post su tibicon per tornare a parlare di un argomento di cui avevo già parlato in un precedente post.
 
Vi è mai capitato di sentire qualcuno molto ben remunerato per il suo lavoro (specie se da lavoro dipendente) giustificare le sue superiori ricompense con la conoscenza e competenza costruite negli anni?
Io non ne ho memoria.
La mia esperienza è costellata di persone anche molto preparate che tendono a giustificare la superiore remunerazione con il numero di ore che immolano alla causa del lavoro, sottraendosi (loro malgrado?) all’affetto della famiglia.
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Anche in questo caso mi trovo molto d'accordo con questa analisi, che avevo intuito dall'interno, vedendo la difficoltà con cui in azienda si tolleravano approfondimenti che sono indispensabili solo se si valorizza la competenza: in una qualsiasi professione intellettuale la competenza si esplica, innanzitutto dedicando tempo all'analisi di un problema o di una attività lavorativa, e in secondo luogo approfondendolo con l'uso di testi, corsi di formazione o confronti. 
Il post citato conferma questa idiosincrasia, fornendo anche una spiegazione a questo stato di cose: valutare la competenza non è semplice e neanche immediato, così come probabilmente anche i vantaggi sono evidenti solo su periodi più lunghi.
In questo contesto si capisce ancora di più perchè valgono le regole del dodecalogo: le uniche cose che contano in questi ambienti lavorativi sono la quantità e la velocità fini a se stesse e quindi non si sentirà mai un dirigente esaltare un collaboratore per aver fatto un lavoro difficile in cui occorrevano particolari tecniche e conoscenze, ma piuttosto si porteranno ad esempio i dipendenti che trascorrono più ore al lavoro e che fanno mostra di frenetica agitazione.
In un ambiente simile la competenza è un accessorio rinunciabile.

2 commenti:

  1. Secondo me questo accade anche perché ammettere che un collaboratore abbia capacità e conpetenza significa anche, in fondo, ammirarlo, un po' invidiarlo e temerlo. Nessuno ammira uno sgobbone, di sgobbare son capaci tutti, anche i somari.

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  2. Anonimo ha espresso una giusta considerazione, a complemento del bel post.

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