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mercoledì 9 ottobre 2013

Orari flessibili: quelli veri e quelli farlocchi






Parlando di orari flessibili, ultimamente ho parlato con un’amica che mi ha descritto quelli che vigono nella sua azienda.

Presenza obbligatoria 9,30-12,30 e 14,30-17,30
Pausa pranzo minimo 30 minuti, max 2 ore (appunto 12,30-14,30)

Per il resto basta che tornino le ore a fine mese: se un giorno si fanno 7 minuti in più, quei minuti finiscono in flessibilità e si possono recuperare come e quando si vuole entro due mesi. Lei mi diceva che era comodissimo: qualche volta andava a correre la mattina e arrivava alle 9, qualche volta andava a pranzo a casa e faceva 2 ore
 
Ecco questo è un vero orario flessibile, e purtroppo aziende che si comportano così sono estremamente rare.
La maggior parte chiama orario flessibile qualcosa che non si avvicina neanche lontanamente a quello per cui dovrebbe servire: fare lavorare serenamente i dipendenti, senza che vadano al lavoro con l’ansia del minuto di ritardo e facendo in modo che possano conciliare le loro abitudini, preferenze, esigenze famigliari con il lavoro, pur salvaguardando le reali esigenze lavorative.

La logica degli orari flessibili fasulli è invece quella di imporre un controllo e una disciplina, la maggior parte delle volte fine a se stessa o che serve per compiacere l’ego degli addetti alle risorse umane.

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