Volevo tornare sul commento trovato sul sito Sopo, per
approfondire un aspetto che mi sembra molto caratteristico dell’ambiente
aziendale e cioè la ricerca del colpevole.
Abbiamo parlato di atteggiamenti simili in altri post: quello di sminuire le qualità degli altri, o quello di inseguire i propri obiettivi alla faccia del tanto decantato spirito di squadra.
Abbiamo parlato di atteggiamenti simili in altri post: quello di sminuire le qualità degli altri, o quello di inseguire i propri obiettivi alla faccia del tanto decantato spirito di squadra.
Questo comportamento è invece quello in cui lo schietto cameratismo aziendale si
concentra nel mettere il massimo sforzo per scaricare sugli altri le
colpe di eventuali (e spesso certi) fallimenti o per cercare qualche persona o
qualche altro ente da additare come causa del mancato raggiungimento di propri
obiettivi.
In alcuni casi si arriva a creare delle figure,
denominate spesso Project Manager, la cui vera funzione non è tanto quella di
applicare le sofisticate tecniche del project management, che spesso in molte
aziende non sanno neanche lontanamente come funzionino e pensano solo che sia una
definizione che suona bene nelle presentazioni, bensì quella di creare una
figura che abbia l'incarico istituzionale per essere facilmente individuabile come capro espiatorio per tutti gli enti
della struttura.
Ovviamente anche questo comportamento non è un aspetto casuale ed episodico, bensì una precisa conseguenza del modo in cui le aziende sono strutturate e condotte. Le cause sono la assegnazione di obiettivi propri ad ogni reparto, sono il tentativo di quantificare con indicatori precisi attività che sono complesse e intrecciate fra loro, e infine l'assenza di azioni volte ad accrescere e ad incoraggiare lo spirito d’unione stigmatizzando e punendo atteggiamenti ostili verso altre persone e enti e anzi l'esaltazione di azioni per aumentate la competizione interna. Se tutti questi comportamenti venissero evitati probabilmente un’azienda potrebbe funzionare come una squadra o come un corpo militare, ambienti però dove i componenti sono spesso addestrati o abituati fin da molto giovani a regole ben precise.
Vista invece la situazione reale non stupisce che dietro la facciata di spirito di appartenenza sventolata sui depliant e alle riunioni, dietro ci sia una realtà assolutamente opposta.
Ovviamente anche questo comportamento non è un aspetto casuale ed episodico, bensì una precisa conseguenza del modo in cui le aziende sono strutturate e condotte. Le cause sono la assegnazione di obiettivi propri ad ogni reparto, sono il tentativo di quantificare con indicatori precisi attività che sono complesse e intrecciate fra loro, e infine l'assenza di azioni volte ad accrescere e ad incoraggiare lo spirito d’unione stigmatizzando e punendo atteggiamenti ostili verso altre persone e enti e anzi l'esaltazione di azioni per aumentate la competizione interna. Se tutti questi comportamenti venissero evitati probabilmente un’azienda potrebbe funzionare come una squadra o come un corpo militare, ambienti però dove i componenti sono spesso addestrati o abituati fin da molto giovani a regole ben precise.
Vista invece la situazione reale non stupisce che dietro la facciata di spirito di appartenenza sventolata sui depliant e alle riunioni, dietro ci sia una realtà assolutamente opposta.
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