L'azienda vuole far pensare di occuparsi del benessere dei dipendenti, ma come in tutto quello che fa, ciò che conta davvero è l'apparenza senza sostanza: ecco la testimonianza, precisa come al solito, della Dipendente Recalcitrante.
Caro Dipendente
Riluttante,
nei prossimi giorni mi appresto a
compilare l’ennesimo sondaggio aziendale. Già in passato mi sono trovata a dare
voce alla mia opinione, ma ho sempre avuto l’impressione che questa voce non
uscisse chiara o comprensibile, perché spesso è rimasta inascoltata o, peggio,
mal interpretata.
Ricordo con grande dispiacere il
sondaggio relativo alla destinazione di una parte dismessa di magazzino e di
altri locali. Da tempo molti noi dipendenti chiedevamo di avere a disposizione
una doccia. L’azienda in cui lavoravo a quei tempi si affacciava su una pista
ciclabile e molti utilizzavano la pausa pranzo per fare una corsa. Qualche
sportivo più intraprendente poteva pensare di coprire i 18 km che separavano il
centro città dalla zona industriale in cui si trovava l’azienda, essendo il
percorso interamente su pista ciclabile, coniugando sport, ecologia, benessere e
risparmio. Era però necessario disporre di una doccia nello stabile; se non
negli uffici, almeno in magazzino o in officina. Quando l’Entusiasta
Responsabile del Personale decise di fare un sondaggio per sondare il volere dei
dipendenti, spacciandolo come volere del popolo sovrano, speravamo tutti di
poter chiedere una doccia! Il sondaggio era a risposta chiusa, ma tra le
possibili scelte comparve addirittura un locale palestra, dotato di cyclette,
macchina per pesi, qualche tappetino per organizzare lezioni di aerobica o yoga
e una zona spogliatoio con doccia. Perfetto! Tra le altre possibilità di scelta
del sondaggio c’era una sala thè e tisane, una biblioteca e un locale di
intrattenimento per clienti e ospiti in attesa di essere ricevuti (video
multimediali, wireless per la navigazione, cose così …).
C’era molta attesa sul risultati del
sondaggio, parlando con i colleghi quasi tutti ammisero di aver chiesto la
palestra, ma qualche settimana dopo gli exit pool vennero smentiti ed ebbe
inizio la costruzione della biblioteca. Non mi si fraintenda: la biblioteca è
una lodevole iniziativa. Posso prendere libri e portarli a casa, oppure
sprofondare nei divani Frau durante la pausa pranzo. Ma il dubbio sui brogli del
sondaggio mi rimase per molto tempo. Ad
oggi non mi risulta sia stata fatta una doccia, così si continua a spendere
soldi in benzina e … in corsi di ginnastica contro la vita
sedentaria.
Un’altra volta ci venne chiesto di
valutare la rivista aziendale. L’obiettivo era verificare il livello di
gradimento della rivista, fornire idee per arricchirla con nuove rubriche, etc.
Ho lavorato in diverse aziende e ho notato che a molte società piace l’idea di
avere la Rivista Aziendale, la cui redazione era immancabilmente composta da
dipendenti (non troppo) volontari che non aveva grandi argomenti di cui
discutere. Quella volta l’azienda era veramente piccola, ma l’AD ci teneva
particolarmente, così ogni 6 mesi era prevista l’uscita di una decina di pagine.
Nelle prime uscite, i poveri colleghi redattori si impegnarono in ampie e
articolate spiegazioni dei reparti e dei processi aziendali. Esaurito
l’argomento vennero descritti eventi aziendali, ma con un ritardo cronico di 6
mesi e poi, che senso aveva descrivere la Cena di Natale quando quasi tutti i
dipendenti erano presenti? Così la
rivista prese a deragliare e comparvero: racconti di vacanze e viaggi, racconti
di imprese sportive, improbabili colleghi poeti, ricette e cruciverba. La solita
Entusiasta Responsabile del Personale dovette intervenire per rimettere in sesto
le cose. Con un nuovo sondaggio. Ancora
una volta parlando tra colleghi, emerse che quello che più infastidiva
dell’uscita della rivista, non erano tanto gli argomenti, ma il fatto che
venisse stampata su carta e, se necessario, spedita a casa al dipendente! Questa
operazione non costava molto, ma era pur sempre un costo economico e ambientale
facilmente evitabile con l’invio di una mail allegando un versione PDF della
rivista. Così in molti inserimmo la richiesta sia nel questionario, sia nella
casetta dei “Suggerimenti”. La risposta unofficial trapelata della redazione su
mia insistenza, fu che la rivista stampata fa parte dell’”immagine” aziendale.
Dicevo che presto sarò chiamata a un
nuovo sondaggio. Nuovo anche nella forma: non si tratta di un sondaggio
commissionato da terze parti (come quella volta sul clima aziendale o sulle le
retribuzioni) e non si tratta del sondaggio interno all’azienda (come i recenti
sul grado di soddisfazione delle pulizie, il servizio della società di noleggio
auto, etc). Questa volta è un sondaggio a livello CORPORATE! Ovvero una specie
di “sfida” tra filiali di tutto il
mondo: chi avrà i dipendenti più soddisfatti? Quali aree necessitano di
miglioramento? Sono le stesse aree per aziende di diversi paesi?
Distinti Saluti
La Dipendente Recalcitrante
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