Ho trovato questa descrizione nello spassoso libri “Il
principio di Dilbert”
Il dirigente tipo crea molti incarichi senza senso per i suoi dipendenti. La maggior parte di questi incarichi va a gente tanto sfortunata da ricadere in una di queste categorie.
- La persona che siede più vicino all’ufficio del capo
- La prima persona che fa una domanda sull’argomento
- La prima persona che entra nell’ufficio del capo dopo la creazione dell’incarico
In nessuna circostanza fate domande su qualcosa che non abbia le caratteristiche del vostro lavoro. Le vostre domande verrebbero interpretate come interesse ad accollarsi il nuovo lavoro, per il solo fatto di aver posto la domanda salireste alla posizione “molto appropriato” per qualunque incarico insensato nel vostro reparto.
Agli occhi del capo, lo sfortunato subordinato che ha l’ufficio più vicino al suo appare come un enorme vassoio delle “pratiche evase”. Evitate questa collocazione, sarebbe peggio di una condanna al carcere. Il vostro valore aziendale sarebbe sempre associato a una fiumana di compiti irrilevanti, la vostra carriera non si riprenderebbe mai da una cattiva collocazione dell’ufficio.
A meno che non sia assolutamente necessario, non entrate mai nell’ufficio del capo: ogni capo riserva un angolo della scrivania a compiti senza senso che vengono distribuiti come caramelle ai visitatori. Tenete sempre i contatti col capo tramite segreteria telefonica o posta elettronica, evitando così le “sorprese” in cui si imbattono i colleghi meno furbi che lo contattano di persona.
Credo che sia davvero azzeccata perché effettivamente nel
fantastico mondo dell’azienda i capi hanno il grazioso vezzo di assegnare
incarichi che ogni dipendente sano di mente deve assolutamente evitare e che normalmente
vengono distribuiti proprio con i sofisticati criteri che vengono ben descritti
nel brano riportato.
Anche in questa situazione emergono le simpatiche
peculiarità dell’amichevole mondo aziendale: in altri contesti nel caso di
incarichi particolarmente sgraditi si usano criteri di turnazione, mentre nel
fantastico mondo dell’azienda questo approccio non trova alcun seguito.
Anzi di solito si evita accuratamente di ammettere
esplicitamente che esistano questo tipo di incarichi di cui invece tutti di
fatto conoscono l’esistenza e che vengono spesso definiti uccelli paduli nel
colorito gergo aziendale. I capi invece li faranno sempre passare per incarichi
di grande importanza, compiti da cui l’azienda si aspetta moltissimo, che
possono dare grandi visibilità a chi ne viene incaricato il quale è stato
scelto con cura in base alle qualità di “efficienzaefficaciaproattività” (tutto
attaccato).
In realtà spesso è assolutamente il contrario: questo
tipo di incarichi oltre a essere una seccatura, sono spesso anche di scarsa
utilità e il malcapitato che se ne deve occupare deve anche subire il danno che
altri dipendenti si occupano di incarichi più importanti e quindi più visibili
avendo così maggiori probabilità di ottenere benefici e riconoscimenti.
Il punto è che se avvenisse come in altri ambienti di
lavoro, sarebbe esplicita l’esistenza di lavori sgraditi e dannosi, verrebbero
limitati a casi di indiscussa utilità e sarebbero suddivisi equamente. Seguendo
invece l’approccio aziendale questi incarichi si moltiplicano, perché c’è
sempre qualcuno a cui appiopparli e di fatto si può esserne investiti
semplicemente sulla base di eventi sfavorevoli, un po’ come trovarsi a seguire
una corrente non voluta.
Una delle più importanti attività in azienda è proprio
quella di evitare di entrare nella corrente, nei modi che suggerisce Dilbert,
oppure quella di uscirne una volta entrati: non riuscirci al contrario è
sicuramente una delle maggiori disgrazie nella vita aziendale che provoca anche
forte demotivazione e cali di
produttività.
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